Calvizie androgenetica: perché anche se la curo continua a progredire?
L’alopecia androgenetica è una delle condizioni tricologiche più diffuse al mondo, capace di generare ogni anno preoccupazione in migliaia di pazienti. I suoi risvolti non si limitano, infatti, alla sfera estetica di caduta dei capelli, ma possono avere anche conseguenze psicologiche rilevanti, come una perdita d’autostima e disagio sociale.
Sebbene oggi il panorama dei trattamenti contro la calvizie sia più ampio, accessibile ed efficace rispetto al passato, permane una domanda frequente tra i pazienti: “Perché, nonostante segua una terapia, la mia alopecia androgenetica continua a peggiorare?”
La risposta sta nell’eziologia complessa e multifattoriale della patologia, nella sua natura cronica e progressiva, e nei limiti intrinseci dei trattamenti attualmente disponibili. Ecco il parere degli esperti.
NELL'ARTICOLO
Cos’è l’alopecia androgenetica e perché ha carattere cronico
L’alopecia androgenetica è una condizione progressiva e cronica che comporta una graduale perdita dei capelli a causa della miniaturizzazione dei follicoli piliferi.
Alla base del processo si trova l’azione del DHT (diidrotestosterone), un ormone derivato dal testosterone per opera dell’enzima 5-alfa reduttasi che, quando si lega ai recettori androgeni dei follicoli piliferi geneticamente predisposti, innesca un processo di miniaturizzazione follicolare. I bulbi tendono progressivamente a chiudersi e i capelli diventano più sottili, corti e deboli, fino a trasformarsi in vellus (peli sottilissimi e quasi invisibili).
Nelle forme più gravi e avanzate, la patologia può portare alla completa atrofia del follicolo, che va incontro a cicatrizzazione irreversibile. In questi casi, i follicoli si chiudono permanentemente e smettono di produrre capelli, così che il diradamento diventa definitivo, e la ricrescita spontanea o indotta risulta impossibile.
Ma il DHT non è il solo a essere coinvolto. Un altro importante mediatore è la Prostaglandina D2 (PGD2), una molecola lipidica pro-infiammatoria che contribuisce a inibire l’attività dei follicoli e a limitare la fase di crescita del capello (anagen), aggravando ulteriormente la condizione.
Questi meccanismi – ormonali, genetici e infiammatori – spiegano perché l’alopecia androgenetica sia una patologia a decorso cronico, che richiede trattamenti continuativi e personalizzati per rallentare la caduta e preservare il patrimonio follicolare residuo.
Alopecia che continua: perché i trattamenti tradizionali non bastano
Molti dei rimedi comunemente utilizzati contro l’alopecia androgenetica, come lozioni e cosmetici anticaduta, agiscono unicamente in superficie e offrono risultati temporanei. Ciò significa che, una volta sospeso l’utilizzo, la progressione della calvizie riprende.
Anche farmaci come Minoxidil e Finasteride hanno limiti evidenti: non intervengono sul piano genetico, né sono in grado di bloccare in modo permanente l’evoluzione della malattia. La loro efficacia dipende dalla costanza d’uso e dalla risposta individuale, e viene meno alla sospensione del trattamento.
Allo stesso modo, metodi avanzati come carbossiterapia, laser terapia a bassa intensità (LLLT), mesoterapia o PRP (Plasma Ricco Di Piastrine), pur agendo per la stimolazione follicolare e un miglioramento del microambiente del cuoio capelluto, non sono risolutivi e non modificano il destino degenerativo del follicolo.
Perché il Protocollo bSBS è più efficace
A differenza di questi approcci, il Protocollo bSBS di HairClinic propone una strategia rigenerativa evoluta, in grado di intervenire in profondità. Basato su 5 fasi integrate, parte da un’analisi genomica ed epigenomica personalizzata, che consente di comprendere a fondo le caratteristiche dell’alopecia nel singolo paziente e di anticiparne la progressione.
Il Trattamento sfrutta il rilascio prolungato di fattori di crescita autologhi, mirati a riattivare i follicoli quiescenti – ancora vivi ma inattivi – agendo direttamente sulla zona del Bulge, cuore rigenerativo degli stessi. Questo approccio non solo stimola la ricrescita, ma contribuisce anche a detossificare e riequilibrare l’ambiente follicolare, riducendo l’infiammazione cronica e contrastando i principali responsabili della miniaturizzazione, ovvero PGD2 e DHT.
È essenziale però intervenire nelle fasi iniziali della malattia, quando i follicoli non sono ancora completamente atrofizzati. In uno stadio avanzato, con la perdita irreversibile di molti bulbi, le possibilità di recupero si riducono notevolmente e spesso l’unica soluzione resta il trapianto di capelli. In ogni caso, è importante ricordare che l’alopecia androgenetica è una condizione cronica. Nessun trattamento, ad oggi, può eliminarla definitivamente, ma è possibile gestirla con strategie personalizzate e costanti. Seguire uno stile di vita sano, ridurre lo stress, dormire a sufficienza e curare l’alimentazione può influenzare positivamente l’equilibrio ormonale e contribuire a rallentare la caduta, migliorando anche l’efficacia dei sopra citati trattamenti.
Il Protocollo bSBS
La Medicina Rigenerativa Capelli: una nuova frontiera contro la caduta dei capelli

Negli ultimi anni, la Medicina Rigenerativa Capelli si è imposta come una delle soluzioni più promettenti per contrastare il diradamento e la caduta dei capelli. Diversamente dalle soluzioni tradizionali, come i farmaci o l’autotrapianto, questo approccio rivoluzionario non si limita a mascherare il problema, ma agisce sulle cause profonde, favorendo la ricrescita naturale dei capelli.
Tra le diverse tecniche di Medicina Rigenerativa Capelli, il protocollo bSBS si distingue per il suo approccio completo e personalizzato. Questo trattamento in 5 fasi combina oltre 16 tecnologie all’avanguardia per:
- Bloccare l’invecchiamento follicolare precoce: principale responsabile della caduta dei capelli.
- Promuovere la ricrescita e la densità dei capelli: favorendo la rivitalizzazione dei follicoli piliferi già miniaturizzati.
- Contrastare l’infiammazione: che danneggia i follicoli e ne ostacola la crescita.
I vantaggi del Protocollo bSBS rispetto all’autotrapianto per diradamenti lievi:
- Approccio non chirurgico: ideale per chi teme interventi invasivi o desidera evitare cicatrici.
- Trattamento indolore: senza anestesia e fastidi post-operatori.
- Recupero immediato: permette di tornare alle proprie attività quotidiane subito dopo il trattamento.
- Efficace anche sui casi lievi: agisce fin dalle prime fasi del diradamento, prevenendone la progressione.
- Risultati duraturi: favorisce una ricrescita sana e stabile nel tempo.
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