Iperandrogenismo: può essere causa di alopecia femminile, come rimediare
L’alopecia androgenetica femminile, come quella maschile, dipende dalla predisposizione genetica dei follicoli ai cambiamenti causati dagli androgeni. Questi ormoni influenzano il ciclo di vita e le dimensioni dei capelli, provocando la loro miniaturizzazione e una caduta progressiva, che può essere più o meno rapida. Tra le alterazioni ormonali spesso associate alla calvizie femminile, un ruolo significativo è svolto dall’iperandrogenismo, condizione che sempre più donne sperimentano.
Ecco di cosa si tratta, come influisce sulla salute della chioma e quali strategie terapeutiche possono aiutare a preservare i capelli e l’immagine che si ha di sé.
Cos’è l’iperandrogenismo
Si chiama iperandrogenismo un disturbo ormonale caratterizzato da livelli elevati di androgeni nel corpo femminile, che normalmente ne possiede quantità inferiori rispetto all’uomo.
L’eccesso di questi ormoni può manifestarsi con sintomi molto vari, tra cui acne, irregolarità del ciclo mestruale, irsutismo e anche la caduta dei capelli.
Un fenomeno, quest’ultimo, direttamente correlato ai cambiamenti del testosterone, principale androgeno presente nell’organismo maschile e femminile. Quando i livelli dell’enzima 5-alfa-reduttasi sono troppo elevati nel sangue, il testosterone viene più facilmente convertito in diidrotestosterone (DHT), un androgeno ancora più potente che, nei pazienti predisposti miniaturizza i follicoli piliferi fino alla loro atrofizzazione.
Il risultato sono capelli che diventano sempre più fini e fragili (vellus), alterati nella loro crescita, e molto più soggetti alla caduta.
Quali sono le cause dell’iperandrogenismo?
Conoscere le cause dell’iperandrogenismo è fondamentale per individuare la terapia più appropriata e arrestare anche la caduta dei capelli. Nella maggior parte dei casi femminili, essendo assenti i testicoli che producono questo tipo di ormoni, l’eccesso di androgeni può derivare da endocrinopatie come iperprolattinemia, acromegalia e ipotiroidismo oppure da alterazioni ovariche o surrenaliche, come la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), il morbo di Cushing, l’iperplasia surrenalica congenita, l’ipertecosi ovarica o tumori secernenti androgeni. In altri casi, l’iperandrogenismo può essere indotto da farmaci come danazolo o steroidi androgeni.
Alopecia femminile da iperandrogenismo: i sintomi
L’alopecia femminile dovuta a iperandrogenismo si manifesta, tendenzialmente, con un diradamento diffuso sulla sommità del capo e della linea centrale, mentre la fronte e le tempie restano intatte.
Con il tempo, la perdita dei capelli diventa più evidente e i fusti si riducono in spessore, fino a generare forme di assottigliamento esteso.
Questa condizione può comparire già in adolescenza, per squilibri ormonali precoci, ma è più frequente tra i 20 e i 40 anni, quando alterazioni ovariche o surrenaliche possono favorire l’eccesso di androgeni.
H2: Come trattare l’iperandrogenismo femminile e l’alopecia che ne può derivare
Per prevenire e contrastare l’alopecia androgenetica femminile causata da iperandrogenismo, è fondamentale una diagnosi accurata da parte di uno specialista, che indicherà i trattamenti più appropriati per agire sull’eccesso di ormoni.
Il trattamento dell’iperandrogenismo spesso include farmaci come la pillola anticoncezionale – che regola i cicli mestruali e contiene estrogeni (etinilestradiolo) o progesteroni con effetto antiandrogeno – spironolattone, ciproterone e acido azelaico. In alcuni casi, possono essere impiegati corticosteroidi, ma solo dopo aver valutato attentamente gli effetti collaterali. La chirurgia è invece necessaria solo in caso di tumori ovarici o surrenali che causano l’eccesso ormonale. Se l’iperandrogenismo è indotto da farmaci, il medico può suggerire di sospenderli o sostituirli con terapie antiandrogeniche.
Tuttavia, l’alopecia da iperandrogenismo non è cicatriziale, quindi, una volta trattata la causa sottostante, i follicoli piliferi possono riprendere la loro attività. Per accelerare la ricrescita dei capelli, con il parere del medico, si possono utilizzare trattamenti topici come Minoxidil e integratori naturali, come melatonina e Serenoa repens, che contrastano il DHT grazie alle loro proprietà antiandrogene. La Finasteride, invece, non è adatta al pubblico femminile.
Quando i follicoli sono danneggiati ma non atrofici, sono efficaci anche terapie avanzate come LLLT (Low-Level Laser Therapy), mesoterapia, carbossiterapia e PRP (Plasma Ricco di Piastine), che stimolano la ricrescita dopo il trattamento ormonale. Un’opzione innovativa è il Protocollo bSBS di HairClinic, una tecnica di Medicina Rigenerativa che utilizza fattori di crescita autologhi per stimolare le staminali follicolari, rallentando la progressione dell’alopecia e favorendo la ricrescita a lungo termine.Infine, nei casi più gravi, quando cioè la perdita di capelli è significativa e permanente, l’unica soluzione rimane il trapianto di capelli, sebbene sia raro che le donne perdano l’intera capigliatura come accade negli uomini.
Il Protocollo bSBS
La Medicina Rigenerativa Capelli: una nuova frontiera contro la caduta dei capelli

Negli ultimi anni, la Medicina Rigenerativa Capelli si è imposta come una delle soluzioni più promettenti per contrastare il diradamento e la caduta dei capelli. Diversamente dalle soluzioni tradizionali, come i farmaci o l’autotrapianto, questo approccio rivoluzionario non si limita a mascherare il problema, ma agisce sulle cause profonde, favorendo la ricrescita naturale dei capelli.
Tra le diverse tecniche di Medicina Rigenerativa Capelli, il protocollo bSBS si distingue per il suo approccio completo e personalizzato. Questo trattamento in 5 fasi combina oltre 16 tecnologie all’avanguardia per:
- Bloccare l’invecchiamento follicolare precoce: principale responsabile della caduta dei capelli.
- Promuovere la ricrescita e la densità dei capelli: favorendo la rivitalizzazione dei follicoli piliferi già miniaturizzati.
- Contrastare l’infiammazione: che danneggia i follicoli e ne ostacola la crescita.
I vantaggi del Protocollo bSBS rispetto all’autotrapianto per diradamenti lievi:
- Approccio non chirurgico: ideale per chi teme interventi invasivi o desidera evitare cicatrici.
- Trattamento indolore: senza anestesia e fastidi post-operatori.
- Recupero immediato: permette di tornare alle proprie attività quotidiane subito dopo il trattamento.
- Efficace anche sui casi lievi: agisce fin dalle prime fasi del diradamento, prevenendone la progressione.
- Risultati duraturi: favorisce una ricrescita sana e stabile nel tempo.
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